Le due facce di chi ci amministra
Forse è colpa delle due facce del dio Giano, il cui altare campeggia nel gonfalone del Comune se, chi ci amministra, ieri diceva una cosa ed il giorno dopo ha la faccia tosta di dire l’esatto contrario. Sarà colpa della divinità, dunque, se l’assessore all’urbanistica Saponaro che, per ironia della sorte, ha anche la delega alla trasparenza e ai rapporti con i Comitati di frazione, prima di essere eletto, chiedeva tramite la stampa un referendum per l’ex seminario ed ora, assessore da due anni e mezzo boccia, insieme alla sua lista civica, l’attuale richiesta di referendum.
Certo solo uno stolto non cambia mai opinione, ma cosa è cambiato in questi anni per far cambiare idea all’assessore? Il referendum, oggi come in passato, avrebbe dato la possibilità ai cittadini di dire la propria sull’ex seminario, sono forse cambiati i cittadini?
Vi è una differenza tra il passato ed oggi! In passato la richiesta ufficiale di un referendum non giunse mai in Comune, né era presente un “progetto” su cui esprimersi, mentre oggi oltre 500 cittadini hanno richiesto la consultazione e vi è pure un “progetto” firmato dal Sindaco su cui chiedere il parere, due motivi più che validi per dire sì, ma probabilmente i cittadini servono solo per farsi eleggere.
Dire sì al referendum avrebbe potuto essere la svolta per l’attuale amministrazione, per differenziarsi dal passato invece di sprofondare ancor più in quel modo di far politica, imbevuto di superficialità ed arroganza, che ci si ostina tanto ad esorcizzare con gli slogan sui manifesti.
Ma al di là delle occasioni perse dall’amministrazione, la riqualificazione dell’ex seminario e le scelte del sindaco continuano a riguardare tutti, per questo il Pd, come ha già fatto appoggiando il referendum, collaborerà ancora con qualsiasi iniziativa di buon senso che abbia come obiettivo evitare che l’ex seminario si trasformi in una catastrofe annunciata per Selvazzano.
Selvazzano, 21 giugno 2012
Antonio Santamaria
Segretario Partito Democratico – Selvazzano D.
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